Canto delle mele e delle pere #3

Dalla porta sul retro uscì una zaffata di Red Bull. Era uno di quei microscopici luoghi dove di solito si va a fumare, o a pisciare. Almeno, la gente ci va per quello e altri scopi che potrebbero implicare, oltre all’assenza di luce, una sigaretta o una pisciata. A me interessavano quello e altri scopi. Mi ero acquattato sotto una grondaia; non pioveva troppo, era solo uno di quei fenomeni atmosferici a metà tra la pioggia e la non pioggia. Qualcuno cominciò a fare chiasso, allora tesi l’estremità della pelliccia cercando di costruire una cuccia per il mio fuoco.
Accesi il primo fiammifero. Tre ragazze scalze, vestite da sposa, sedevano in cerchio attorno a un cesto di mele e di pere, a gambe aperte. Gambe nude e aperte. Non ridevano più: facevano rotolare le mele e le pere disegnando sull’asfalto un triangolo con ai vertici le loro vagine. Le mele e le pere si accumulavano ai vertici del triangolo, riflettendo il bagliore intermittente delle bucce sulla parete di quel vicolo cieco. Le tre ragazze non guardavano la cesta che andava svuotandosi: ogni volta che una mela sbatteva su una pera o viceversa, spingevano il frutto che era stato toccato verso il vertice successivo, riportando dietro l’orecchio le ciocche che talvolta, ricadendo sul viso, trattenevano per qualche istante fra le labbra, come sforzandosi di ricordare qualcosa.
Accesi il secondo fiammifero. Le tre ragazze, colte da una subitanea voracità, rimanendo ciascuna seduta al proprio vertice, tentarono di divorare intere tutte le mele e le pere, squarciandosi le mandibole e fagocitando insieme ai torsoli i denti che si sradicavano dalle gengive. Nella cesta, privata di ogni frutto, sonnecchiava un cane nero con un pennello in bocca.
Accesi il terzo fiammifero. La polpa delle mele e delle pere penetrava tutte le superfici del buio. Avvicinai una sigaretta al fuoco e, dopo aver pisciato sui cadaveri delle spose, decisi di dipingere parte di ciò che avevo visto.
 

L’Inesistente
Credits: Paul Cézanne, Still life with apples and a pear, 1888-90